mercoledì 22 ottobre 2014

Code pazze alle macchinette

di Filomena Iaccarino


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Tutti almeno una volta abbiamo provato l’ebbrezza di aver preso un caffè, una merendina o anche solo una bottiglietta d’acqua ai distributori automatici, di cui ormai la maggior parte di studenti ed insegnanti è dipendente.
Tutti siamo testimoni del sovraffollamento davanti alle macchinette durante gli intervalli: centinaia di stomaci brontolanti o di gole secche che chiedono solo di essere in qualche modo saziati, a scapito di quei poveri disgraziati che vogliono solo oltrepassare la grande e insormontabile barriera formatasi ai distributori.
Non sono una di quelle persone “dipendenti” dalle macchinette, però, se mi capita, un caffè o un pacchetto di patatine ogni tanto lo prendo. Può capitare di avere una fame così travolgente (e guarda caso il “paninaro” è andato via) e di comprare un pacchetto di merendine al distributore, oppure di avere la gola simile al deserto del Sahara e di prendere una bottiglietta d’acqua per placare la propria sete.
Le macchinette sono state un’ancora di salvezza non solo per molti studenti, ma anche per gli insegnanti, che dopo due ore d’intensa spiegazione possono riprendere energia con un bel bicchiere di caffè, a svantaggio degli studenti (perché, diciamocelo, meglio un professore prostrato dalle ore precedenti, che uno bello attivo e voglioso di lavorare l’ultima ora del sabato mattina!).
Ormai la “moda” ha preso piede in tutta la nostra scuola, quindi vi consiglio di armarvi di:  tanta santa pazienza per l’attesa della coda e alcuni imprevisti (se per caso il vostro pacchetto di patatine rimane incastrato nel distributore, ad esempio); qualche soldino in tasca, ovviamente, se non avete la grande fortuna di trovare già qualche spicciolo nella macchinetta (cosa alquanto improbabile e nota solo a pochi); per i meno fortunati, un piccone per scalare la grande montagna di studenti e insegnanti alle macchinette nell’ora di punta.
Buona fortuna, quindi, e speriamo che in futuro questi distributori, oltre a patatine, biscotti, cioccolata e taralli, siano anche riforniti di hamburger e hot dog che non sembrino messi in buste di plastica e pressati sotto vuoto, e, se proprio vogliamo esagerare, anche di qualche tartina al caviale.
Da oggi in poi il motto della nostra scuola non sarà più “studia, ama, vivi”, ma “studia, ama, mangia”. Perché, in fin dei conti, come si può trovare la forza di studiare, se prima non ci si è riforniti di cibo a sufficienza?

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