mercoledì 29 ottobre 2014

Chi di spada gioisce...


by Gabriele Toso
 
Riccardo Abate è nato a Casale il 9 maggio 1999. Vive a Moncalvo ed è uno spadista di livello internazionale. Ha iniziato a tirare di scherma a 4 anni. Frequenta la prima Liceo Classico all’Istituto Balbo di Casale Monferrato. Blagazine lo ha intervistato per voi...

Partiamo dalla tua esperienza sportiva più importante. Nell’agosto di quest’anno sei stato alle Olimpiadi giovanili di Nanjing, in Cina. Come giudichi la tua partecipazione?
R: È stata sicuramente una bella esperienza perché le Olimpiadi, seppur giovanili, sono sempre un traguardo importante. Sono riuscito a conoscere meglio altri sport e gli atleti che li praticano. Per quanto riguarda la mia gara non posso dire che sia andata benissimo, però è stata costruttiva perché ho combattuto contro il campione del mondo in carica e con il ragazzo che ha poi vinto le Olimpiadi. Contro quest’ultimo sono riuscito ad andare sul 12-12, ma nel tiro di spareggio ho perso. È stato però bello sapere che posso giocarmela anche con ragazzi molto forti.

Speri di gareggiare un giorno a un’Olimpiade non giovanile? A quale?
R: Se andasse tutto bene a diciassette anni potrei entrare a far parte di un corpo militare per essere stipendiato. Potrei poi puntare alle Olimpiadi di Tokio 2020 perché avrei già 21 anni. Devo però ammettere che nei maschi la competitività è di gran lunga maggiore rispetto alle ragazze, quindi forse dovrò aspettare fino al 2024.

Perché fra le tre armi della scherma (fioretto, sciabola e spada) hai scelto quest’ultima?
R: Ho iniziato con la spada e a Casale ci sono solo allenatori di spada. Credo anche che la spada sia l’arma più completa.

Talvolta accade che un allenatore cambi ruolo a un calciatore, e anche fra i nuotatori un ranista può diventare un dorsista e viceversa. Fra gli schermidori sono frequenti i passaggi da un’arma all’altra? E tu cambieresti mai?
R: Io non cambierei mai, anche se una o due gare vorrei disputarle con un’altra arma, giusto per curiosità. Un allenatore di spada sponsorizzerà sempre la spada, lo stesso vale per fioretto e sciabola. Non sempre quindi si guarda l’abilità dell’atleta, ma la volontà del suo allenatore.

La scherma è uno degli sport in cui la pressione si fa sentire di più. Come riesci a vincerla?
R: Sono sempre molto concentrato prima di un assalto. Il più delle volte conosco le abitudini di quell’avversario perché l’ho già studiato. Inoltre mi capita spesso di urlare tra una stoccata e l’altra, per scaricare la tensione.

Nel tuo ambiente hai un soprannome?
R: Che io sappia no. Mi piacerebbe però averne uno.

Racconta la tua giornata-tipo.
R: Mi sveglio sempre presto per andare a scuola, ciò nonostante spesso arrivo in ritardo. Finite le ore di scuola esco, mangio qualcosa, studio e alle 3 parto per andare a Torino, dove mi alleno. Dalle 4 alle 5 faccio preparazione atletica in palestra con i pesi, dalle 5 alle 6 svolgo lezione individuale con il mio maestro, dalle 6 alle 7 ritorno in palestra per un po’ di ginnastica aerobica, infine dalle 7 alle 8 faccio qualche piccolo assalto di allenamento con i miei compagni. Ogni sera torno a casa tardi, giusto in tempo per andare a dormire.

Dopo la scuola e lo sport, quanto tempo rimane per la vita privata? Riesci a frequentare gli amici, uscire con una ragazza o anche solo fare una partita alla Playstation?
R: Ho una ragazza che tira di scherma nel mio stesso gruppo, perciò la vedo molto spesso e riesco anche a uscirci insieme. La maggior parte dei miei amici sono in classe con me oppure sono nella mia squadra, quindi riesco a frequentarli abbastanza. La playstation non mi piace, personalmente la trovo una perdita di tempo.

Quando sei in pedana, di fronte a un avversario molto forte, qual è il tuo sentimento prevalente?
R: Nella spada, più che nelle altre armi, tutto può succedere. Un atleta molto forte può non riuscire a superarne uno più debole. Per questo motivo è bene essere sempre super concentrati. Non bisogna essere presuntuosi, né sentirsi battuti in partenza.

Hai mai “odiato” un atleta? E al contrario possono nascere amicizie tra avversari?
R: Rispondo sì a entrambe le domande. Gli avversari che più odio sono quelli che, anche senza essere riusciti a ottenere grandi risultati, si montano la testa credendosi invincibili. Le amicizie tra atleti sono molto frequenti. Personalmente, prima di una gara dedico almeno mezz’ora a salutare tutti gli avversari, gli arbitri e gli allenatori che conosco.

Vuoi dare un paio di consigli a un bambino che voglia iniziare a tirare di scherma?
R: Per praticare questo sport devi innanzitutto avere molta pazienza. I primi anni sono i più noiosi, perché bisogna imparare tutte le tecniche. Quando però inizi ad avere uno stile personale comprendi che le tue fatiche sono state ripagate.

Che cosa farà da grande Riccardo Abate?
R: La mia idea è entrare a far parte di un corpo militare per continuare questo sogno. Quello che farò in futuro è ancora un mistero…

domenica 26 ottobre 2014

Visto che fisici?



by Matteo Sansone

Venerdì 17 ottobre le classi 5b e 5c del “Palli” hanno visitato l’organizzazione europea per la ricerca nucleare, meglio nota come CERN. Si tratta del più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, al confine tra Svizzera e Francia alla periferia ovest di Ginevra.
Nato il 29 settembre del 1954, all’inizio era composto solo da 12 stati membri; oggi ne fanno parte 21 stati (anche extraeuropei) più alcuni osservatori.
Lo scopo di questo gigantesco laboratorio multietnico consiste nel fornire ai ricercatori acceleratori in grado di far collidere le particelle e studiarne il comportamento.
Dopo il pranzo davanti allo stupendo lago Lemano, le classi si sono dirette all’Universe of Particles, conosciuto come Globo, grande edifico a sfera al cui interno c’è un'atmosfera coinvolgente e dove si può venire a conoscenza, in maniera innovativa e tecnologica, delle caratteristiche principali del CERN.
A seguire, una conferenza tenuta da un fisico del Centro ha introdotto la struttura, sia da un punto di vista politico-economico che tecnico-scientifico.
Le classi, divise in tre gruppi per consentire una visita più agevole, sono state indirizzate – con l'accompagnamento di altrettante guide - in luoghi differenti: la Grid e il progetto ASACUSA.
La Grid è il centro di archiviazione delle foto delle collisioni e dei dati scientifici dei vari esperimenti. Questa zona, oltre a gestire l’archiviazione dei dati, serve per gestire la gigantesca rete web necessaria per la condivisione. Essendoci più centri di comando della rete web, posti in varie città europee, collegati con il CERN che permettono lo scambio di dati, la potenza di calcolo e di archiviazione dati aumenta notevolmente, creando anche una sorta di sicurezza nel salvataggio dei file, nel caso ci fossero problemi tecnici in una delle città.
La parte più interessante, più concreta e meno virtuale rispetto alla Grid è il progetto ATLAS. Questo consiste nel trasformare protoni in anti protoni tramite campi magnetici ed elettrici; l’accumulo degli antiprotoni costituisce la creazione dell’antimateria. Ancora oggi un grammo di antimateria può essere tenuto per soli 17 minuti, avendo essa un potenziale energetico enorme: se si riuscisse a trattenerla per una quantità di tempo cospicua, alcune potenze mondiali sarebbero disposte a pagarla 30 triliardi di euro!
Gli antiprotoni, oltre che in campo energetico, possono essere utilizzati in medicina per la distruzione dei tumori. Questa procedura, ancora sperimentale, è molto costosa, perché il macchinario in grado di sviluppare gli antiprotoni ha un “ cuore” composto da una lega di oro, platino e argento, ed arriva a costare trecentomila euro. Perciò, l’utilizzo di questa tecnologia si presenta ancora insostenibile nei costi per gli ospedali.
Al termine della visita, ATLAS le classi tornano a casa soddisfatte. E chissà che nel pullman, tra una sosta all'autogrill e il ripasso per la verifica, qualcuno non stia già pensando di tornare al Cern dopo il diploma, e con altre ambizioni.

mercoledì 22 ottobre 2014

Code pazze alle macchinette

di Filomena Iaccarino


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Tutti almeno una volta abbiamo provato l’ebbrezza di aver preso un caffè, una merendina o anche solo una bottiglietta d’acqua ai distributori automatici, di cui ormai la maggior parte di studenti ed insegnanti è dipendente.
Tutti siamo testimoni del sovraffollamento davanti alle macchinette durante gli intervalli: centinaia di stomaci brontolanti o di gole secche che chiedono solo di essere in qualche modo saziati, a scapito di quei poveri disgraziati che vogliono solo oltrepassare la grande e insormontabile barriera formatasi ai distributori.
Non sono una di quelle persone “dipendenti” dalle macchinette, però, se mi capita, un caffè o un pacchetto di patatine ogni tanto lo prendo. Può capitare di avere una fame così travolgente (e guarda caso il “paninaro” è andato via) e di comprare un pacchetto di merendine al distributore, oppure di avere la gola simile al deserto del Sahara e di prendere una bottiglietta d’acqua per placare la propria sete.
Le macchinette sono state un’ancora di salvezza non solo per molti studenti, ma anche per gli insegnanti, che dopo due ore d’intensa spiegazione possono riprendere energia con un bel bicchiere di caffè, a svantaggio degli studenti (perché, diciamocelo, meglio un professore prostrato dalle ore precedenti, che uno bello attivo e voglioso di lavorare l’ultima ora del sabato mattina!).
Ormai la “moda” ha preso piede in tutta la nostra scuola, quindi vi consiglio di armarvi di:  tanta santa pazienza per l’attesa della coda e alcuni imprevisti (se per caso il vostro pacchetto di patatine rimane incastrato nel distributore, ad esempio); qualche soldino in tasca, ovviamente, se non avete la grande fortuna di trovare già qualche spicciolo nella macchinetta (cosa alquanto improbabile e nota solo a pochi); per i meno fortunati, un piccone per scalare la grande montagna di studenti e insegnanti alle macchinette nell’ora di punta.
Buona fortuna, quindi, e speriamo che in futuro questi distributori, oltre a patatine, biscotti, cioccolata e taralli, siano anche riforniti di hamburger e hot dog che non sembrino messi in buste di plastica e pressati sotto vuoto, e, se proprio vogliamo esagerare, anche di qualche tartina al caviale.
Da oggi in poi il motto della nostra scuola non sarà più “studia, ama, vivi”, ma “studia, ama, mangia”. Perché, in fin dei conti, come si può trovare la forza di studiare, se prima non ci si è riforniti di cibo a sufficienza?

sabato 18 ottobre 2014

A Milano Arte e Matematica si incontrano



by Filomena Iaccarino




Lo scorso 8 ottobre la 2A e la 2B del Liceo Classico si sono recate a Milano per MateinItaly, mostra dedicata alla matematica.
Dopo una breve visita mattutina alla Pinacoteca di Brera, galleria nazionale d’arte antica e moderna che tutto il mondo ci invidia, le classi, dopo aver ripreso energie con la pausa pranzo e il “doveroso” giro per negozi, si sono recate nel primo pomeriggio all’esposizione presso la Triennale di Milano.
Tutti hanno potuto apprezzare la mostra, che ha convinto anche i più diffidenti ad affacciarsi sul mondo della matematica e a vederla in un modo più divertente e pratico piuttosto che una semplice materia studiata sui banchi di scuola.
Attraverso giochi e spazi interattivi si poteva capire come numeri primi, figure geometriche e formule algebriche facciano parte della vita di tutti i giorni e ci possano tornare utili sempre.
Nonostante i tempi strettissimi e le corse per arrivare in orario, si è potuto apprezzare parte del vasto patrimonio artistico della Pinacoteca di Brera, opere dei più grandi artisti di tutti i tempi, tra cui Giotto, Caravaggio, Raffaello e Modigliani. Inoltre è stato possibile fare in tutta tranquillità e con spirito di partecipazione le numerose attività che la mostra MateinItaly offriva.
Grazie a questa gita gli studenti hanno apprezzato sia l’arte, sia la matematica che come si è potuto osservare alla mostra, sono in stretto contatto, visto che, grazie alla conoscenza di alcune nozioni matematiche i grandi artisti di ieri e di oggi hanno potuto realizzare ciò che noi oggi consideriamo opere di grande valore.

giovedì 16 ottobre 2014

Sul Monte Grappa per il centenario della Prima Guerra Mondiale

di Diletta Demartini




Lo scorso 8 ottobre i ragazzi dell’ultimo anno del Liceo Classico e Scientifico e alcuni studenti del Plesso Lanza si sono recati al Monte Grappa, luogo in cui un secolo fa hanno combattuto a costo della vita migliaia di soldati.

La visita, infatti, è stata effettuata per la ricorrenza dei cento anni dalla Prima Guerra Mondiale ed è stata un’iniziativa in collaborazione con l'Associazione Nazionale Alpini, che generosamente - oltre ad un contributo per il viaggio - hanno offerto il pranzo presso un caratteristico rifugio a tutti gli alunni.
Purtroppo, a causa del poco tempo a disposizione e del clima, non sono state svolte tutte le attività in programma, tra cui la visita alla trincea. Tuttavia è stato possibile vedere il sacrario con gli ossari, dove è stata deposta una corona di alloro in onore del generale monferrino Gaetano Giardino, e una piccola cappella con una statua della Madonna.
Ciò che più ha colpito sono stati certamente il freddo e la nebbia, tanto fitta da non riuscire quasi a identificare chi stava a pochi metri di distanza. Ancora più impressionante, però, è stato immedesimarsi in quei soldati, forse anche nostri nonni e bisnonni, che, oltre al gelo e alle condizioni climatiche per nulla favorevoli, provavano di continuo la paura di non esserci più l’istante successivo, sentivano sempre più fortemente la nostalgia di casa, dove avevano lasciato mogli e figli di cui da chissà quanto tempo non avevano notizie.
Ad ogni nome che si leggeva, ad ogni vita quindi che, seppur giovane, era stata ingiustamente stroncata, crescevano un brivido sulla pelle e la rabbia: quei soldati erano quasi nostri coetanei e ogni giorno affrontavano fame, sete, dolore, freddo e morte senza avere alcuna colpa.

Franco Cardini al Balbo: la storia con i "se" e con i "ma"

di Diletta Demartini e Giorgia Ciccaglioni
Non è stata la classica conferenza su un preciso tema approfondito nelle sue più svariate sfaccettature. Non è nemmeno stata una tradizionale lezione si storia. Si è svolta piuttosto come una vasta panoramica tra i secoli, tra le culture, tra i filosofi, tra le etimologie, tra i modi di pensare e le differenti opinioni.
L’intervento dello storico di fama internazionale Franco Cardini, svoltosi nell’Aula Magna dell’Istituto Balbo il giorno 25 settembre, è stato infatti sui generis: nel giro di poco tempo i ragazzi hanno avuto l’opportunità di catapultarsi in numerose epoche storiche e di immedesimarsi nei loro protagonisti.
L’argomento centrale era quello della guerra, della quale cui è stata fatta un’analisi specifica ed originale: un combattimento, secondo le parole dello storico, nasce quando tutti pretendono di avere ragione e non si arriva ad un accordo comune. Durante tale conflitto viene paradossalmente annullato il senso di omicidio: se un uomo uccide un proprio simile viene giustamente processato e condannato, ma se uccide migliaia di individui non riceve pene (secondo antiche tradizioni, solo chi è al potere e ha scelto la via della guerra risponderà delle proprie responsabilità davanti a una figura divina, i soldati hanno semplicemente svolto il proprio dovere). Non esistono neppure guerre giuste o sbagliate, perché non esiste un arbitro imparziale che le possa giudicare.
Grazie a numerosi riferimenti a Sant’Agostino e molti altri personaggi della storia, Cardini ha espresso considerazioni riguardo la guerra e le sue sfumature, ma ha pure ipotizzato come sarebbe il mondo oggi, se quello di ieri fosse stato diverso, se per esempio non avesse fermato l’invasione dei musulmani in Europa o se l’esito di alcune battaglie fosse stato diverso.
Concludendo, ha affermato che la storia è un insieme di fatti, i cui protagonisti sono tutti gli uomini, e, se finora si è svolta in questo modo, è perché così doveva andare, accennando un nuovo tema: il determinismo storico.
La visione panoramica dei secoli e l’introduzione di alcune culture differenti dalla nostra (Islam) hanno permesso un’apertura straordinaria e un tuffo nel passato senza eguali.