“Gli esseri umani trascorrono molto tempo cercando strenuamente di
rendere la loro vita felice.
Essi tendono a rifugiarsi nel loro piccolo mondo. Li confonde il
fatto di non sapere di che cosa hanno bisogno e che cosa vogliono,
e li coglie la depressione.
I cani non hanno questo problema.
Loro sanno esattamente cosa li rende felici: fare qualcosa per
qualcuno. Mettono in atto tutto quello che sono in grado di
escogitare per compiacere i loro compagni umani, e ogni segnale del
fatto che hanno avuto successo li rende molto felici.”
( John Richard Stephens )
Chi ha un cane può comprendere senza sforzi e chiaramente ciò cui
si riferisce John Richard Stephens con questo piccolo discorso e non
è il solo. Molte personalità, non necessariamente conosciute o
importanti, hanno riempito pagine descrivendo i meccanismi dell’ego
canino.
Se però si volesse semplificare ancora di più e dare alla fedeltà,
o meglio lealtà che il cane ha verso l’uomo, si potrebbe
rispolverare un’immagine del nostro passato europeo più lontano,
quel periodo in cui i grandi re, attorniati dai loro nobili fedeli,
compivano grandi imprese proprio grazie a quell’appoggio
disinteressato, leale e coraggioso. Ecco come sarebbe più corretto
immaginarsi il rapporto fra uomo e cane, un rapporto di rispetto
reciproco fra pari dotati di reason d’etre differenti. Nel
particolare quella che possiamo, almeno in apparenza, denominare al
cane è semplice: aiutare i componenti del suo stesso branco nei
momenti di difficoltà. Se consideriamo il fatto che gli altri membri
tipici sono umani, il quale modo di porsi nei confronti della vita e
il loro ragionare sono fin troppo complicati, possiamo dedurne che il
lavoro ausiliatore del cane non troverà mai una vera fine.
Gli esseri umani sono complessi. Cercano la felicità (citando
nuovamente il nostro buon Stephens) ma non sanno trovarla poiché per
un uomo comprendere il proprio fine di vita, il ‘Perché siamo qui
e adesso’, é molto difficile a causa dell’infinità di cose che
l’uomo é in grado potenzialmente fare.
Questo problema però sembra non toccare certi individui, individui
che fin dalla nascita sanno cosa faranno nella loro vita. Queste
persone già vocati ad una professione non si fermeranno davanti a
nulla pur di portarla a termine con compiutezza assoluta.
Sconsiglio ai soliti detrattori immancabili di provare a minare
quanto ho detto. Un magnifico esempio di tutto ciò è incarnato alla
perfezione dalla figura di un giornalista, nato presso le nostre
amate lande. Costui, come aveva sostenuto durante una interessate
relazione proprio sopra il suo lavoro qualche mese fa nell’aula
magna del Sobrero, non è uno dei soliti inviati all’estero che si
limitano a descrivere i fatti da luoghi tanto sicuri quanto lontani
dal reale ipocentro degli avvenimenti, ma preferisce raccogliere in
prima persona e sulla propria pelle le notizie.
Ed é proprio per rispettare la sua piena volontà di compiere nel
modo secondo lui più adeguato il proprio mestiere che ha deciso, per
documentare al meglio gli avvenimenti recentemente capitati in Siria,
di entrare nel paese, non per il confine a Nord (controllato dai
soldati del dittatore e quindi più sicuro) ma dal lato meridionale
del paese in rivolta così da poter avere una visione veramente
globale del conflitto, venendo però incontro ad un sequestro di
persona, stato in cui egli versa ancora.
Nonostante il veramente buon fine che muoveva codesto uomo, i nostri
quotidiani locali, i quali avrebbero dovuto muoversi e mostrare più
interesse per il fatto, si sono letteralmente lavati le mani,
declassandolo a un normalissimo fatto di cronaca! Vi sembra forse
giusto il dar così poco peso alla scomparsa di un uomo con un senso
del dovere raro al giorno d’oggi e farlo così passare agli occhi
del pubblico come “uno dei tanti”? Come possiamo noi, suoi
concittadini, così poco preoccuparci, o meglio ignorare totalmente
il suo stato attuale?
Le persone la cui entelechia é talmente forte da sfidare anche un
possibile proiettile poco sotto lo sterno sono ormai quella che
potremmo definire una specie in via di estinzione. Possibile che
l’egoismo e l’ipocrisia che imperano in questo secolo siano già
giunti a livelli tali?
No, noi di Blagazine non rimarremo indifferenti davanti a una nuova
scomparsa di persone vere e reali e degne di essere ammirate per ciò
che fanno negli ingranaggi ciechi dell’informazione che soppesa le
notizie con un bilanciere truccato. NOI NO!
Volete sapere anche voi di chi stiamo parlando? Informatevi.
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