lunedì 10 giugno 2013

Le Penne del Fenicottero

By Federico Barzè - Articolo dei bene detti. La reason d’etre e i suoi effetti.
“Gli esseri umani trascorrono molto tempo cercando strenuamente di rendere la loro vita felice.
Essi tendono a rifugiarsi nel loro piccolo mondo. Li confonde il fatto di non sapere di che cosa hanno bisogno e che cosa vogliono,
e li coglie la depressione.
I cani non hanno questo problema.
Loro sanno esattamente cosa li rende felici: fare qualcosa per qualcuno. Mettono in atto tutto quello che sono in grado di escogitare per compiacere i loro compagni umani, e ogni segnale del fatto che hanno avuto successo li rende molto felici.”
( John Richard Stephens )


Chi ha un cane può comprendere senza sforzi e chiaramente ciò cui si riferisce John Richard Stephens con questo piccolo discorso e non è il solo. Molte personalità, non necessariamente conosciute o importanti, hanno riempito pagine descrivendo i meccanismi dell’ego canino.
Se però si volesse semplificare ancora di più e dare alla fedeltà, o meglio lealtà che il cane ha verso l’uomo, si potrebbe rispolverare un’immagine del nostro passato europeo più lontano, quel periodo in cui i grandi re, attorniati dai loro nobili fedeli, compivano grandi imprese proprio grazie a quell’appoggio disinteressato, leale e coraggioso. Ecco come sarebbe più corretto immaginarsi il rapporto fra uomo e cane, un rapporto di rispetto reciproco fra pari dotati di reason d’etre differenti. Nel particolare quella che possiamo, almeno in apparenza, denominare al cane è semplice: aiutare i componenti del suo stesso branco nei momenti di difficoltà. Se consideriamo il fatto che gli altri membri tipici sono umani, il quale modo di porsi nei confronti della vita e il loro ragionare sono fin troppo complicati, possiamo dedurne che il lavoro ausiliatore del cane non troverà mai una vera fine.
Gli esseri umani sono complessi. Cercano la felicità (citando nuovamente il nostro buon Stephens) ma non sanno trovarla poiché per un uomo comprendere il proprio fine di vita, il ‘Perché siamo qui e adesso’, é molto difficile a causa dell’infinità di cose che l’uomo é in grado potenzialmente fare.
Questo problema però sembra non toccare certi individui, individui che fin dalla nascita sanno cosa faranno nella loro vita. Queste persone già vocati ad una professione non si fermeranno davanti a nulla pur di portarla a termine con compiutezza assoluta.
Sconsiglio ai soliti detrattori immancabili di provare a minare quanto ho detto. Un magnifico esempio di tutto ciò è incarnato alla perfezione dalla figura di un giornalista, nato presso le nostre amate lande. Costui, come aveva sostenuto durante una interessate relazione proprio sopra il suo lavoro qualche mese fa nell’aula magna del Sobrero, non è uno dei soliti inviati all’estero che si limitano a descrivere i fatti da luoghi tanto sicuri quanto lontani dal reale ipocentro degli avvenimenti, ma preferisce raccogliere in prima persona e sulla propria pelle le notizie.
Ed é proprio per rispettare la sua piena volontà di compiere nel modo secondo lui più adeguato il proprio mestiere che ha deciso, per documentare al meglio gli avvenimenti recentemente capitati in Siria, di entrare nel paese, non per il confine a Nord (controllato dai soldati del dittatore e quindi più sicuro) ma dal lato meridionale del paese in rivolta così da poter avere una visione veramente globale del conflitto, venendo però incontro ad un sequestro di persona, stato in cui egli versa ancora.
Nonostante il veramente buon fine che muoveva codesto uomo, i nostri quotidiani locali, i quali avrebbero dovuto muoversi e mostrare più interesse per il fatto, si sono letteralmente lavati le mani, declassandolo a un normalissimo fatto di cronaca! Vi sembra forse giusto il dar così poco peso alla scomparsa di un uomo con un senso del dovere raro al giorno d’oggi e farlo così passare agli occhi del pubblico come “uno dei tanti”? Come possiamo noi, suoi concittadini, così poco preoccuparci, o meglio ignorare totalmente il suo stato attuale?
Le persone la cui entelechia é talmente forte da sfidare anche un possibile proiettile poco sotto lo sterno sono ormai quella che potremmo definire una specie in via di estinzione. Possibile che l’egoismo e l’ipocrisia che imperano in questo secolo siano già giunti a livelli tali?
No, noi di Blagazine non rimarremo indifferenti davanti a una nuova scomparsa di persone vere e reali e degne di essere ammirate per ciò che fanno negli ingranaggi ciechi dell’informazione che soppesa le notizie con un bilanciere truccato. NOI NO!
Volete sapere anche voi di chi stiamo parlando? Informatevi.

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